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Gusti aristocratici in Puglia tra Ottocento e Novecento

I Padri del monachesimo antico hanno dato sempre grande importanza all’alimentazione sia come palestra, per esercitarsi nella mortificazione e nella penitenza corporale, sia nel senso di una giusta dieta per le attività spirituali del monaco.


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L’argomento trattato è di un genere particolare per essere desunto da un archivio di un monastero, ma certo non è totalmente estraneo a questo ambiente.
I Padri del monachesimo antico hanno dato sempre grande importanza all’alimentazione sia come palestra, per esercitarsi nella mortificazione e nella penitenza corporale, sia nel senso di una giusta dieta per le attività spirituali del monaco. Da sempre, quindi, nei monasteri il cibo e il condividere la tavola hanno meritato uno spazio considerevole nella spiritualità e nella vita comunitaria. I monaci considerano un atto comune sia l’andare in coro per la preghiera sia il consumare insieme il pasto nel refettorio. In un monastero il pasto in comune è una vera liturgia, poiché richiama la cena del Signore, segno di condivisione e di comunione con Dio e con i fratelli; inoltre è una immagine significativa che rimanda al banchetto futuro che attende tutti i credenti alla fine dei giorni. Il monaco però condivide con i confratelli non una ma tre mense: la mensa della Parola di Dio e la mensa dell’Eucarestia, che nutrono la mente e lo spirito, e infine la mensa del cibo materiale, che nutre e sostiene il corpo. Ed è per questo che i tre ambienti più significativi in un monastero sono la chiesa, la biblioteca e appunto il refettorio.

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