“Giustificava ogni errore al suo posto; e non si stancava perciò mai di raccomandare, come una delle maggiori e più ardue virtù, la moderazione, o temperanza, come egli diceva, e che era appunto l’ideale etico di Spinoza: l’ottimismo razionalistico, ma rovesciato dalle basi naturalistiche su cui poggiava per filosofo d’Amsterdam; giacché per il Jaja il bene non era, ma si faceva; e si faceva in eterno per una via infinita, che è tutta via del bene; e la ragion d’essere del lungo cammino non era nel punto di partenza, sì nella meta. Alla quale egli non si stancava di animare e spronare con la parola e il fascino della sua personalità”.


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Il carteggio inedito di Donato Jaja (1853-1910)
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