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La vicenda personale religiosa missionaria ed episcopale del Ven. Mons. Giuseppe Di Donna O.SS.T.

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978-88-9355-243-1 64 Italiano
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Venerabile mons. Giuseppe Di Donna O.SS.T., nato a Rutigliano (BA) il 23 agosto 1901 e deceduto ad Andria (BAT) il 2 gennaio 1952, ha suggerito ai suoi Confratelli religiosi e al suo attuale successore sulla cattedra di San Riccardo, mons. Luigi Mansi, la celebrazione di un anno a lui dedicato per conoscere e riscoprire nel ricordo e nella preghiera, la persona e il carisma della santità dell’esemplare religioso e del solerte pastore. La sua vicenda personale è nata ed è stata vissuta in una famiglia numerosa e laboriosa. La sua scelta religiosa è stata coltivata nell’Ordine di S. Giovanni de Matha e si è espressa, da pioniere, nell’esperienza missionaria in Madagascar. Il dinamico impegno pastorale nella diocesi di Andria si è sviluppato nel periodo burrascoso della seconda guerra mondiale e ha trovato il suo apice nel drammatico dopoguerra con i suoi dolorosi scontri sociali.
L’impegno pastorale per i bisogni primari, umani e spirituali, drammaticamente vissuto nella condivisione della miseria del popolo a lui affidato, la lunga e dolorosa malattia, sono la chiave di lettura della storia non solo del Meridione d’Italia e di tutta la nazione, ma anche la risposta alla chiamata del Signore.
Vicende e azione che segnano il compimento della sua vocazione al servizio degli ultimi e degli “scarti”, come li definisce oggi papa Francesco.
La sua configurazione spirituale è segnata dal motto del suo Ordine religioso di appartenenza, richiamato successivamente anche nel suo stemma episcopale: “Gloria tibi Trinitas et captivis libertas”. Le note personali di sincerità nei rapporti umani, di dedizione attenta ai problemi delle classi sociali molto povere, sia in terra di missione che in diocesi, la sua passione per la giustizia e la pace sociale, la cura per la formazione del clero a lui affidato, rendono l’umile vescovo di Andria, vestito di bianco con la croce rosso-azzurra sulla spalla, un angelo di liberazione, di consolazione, di santità.
Mi piace definirlo “Vescovo di strada” non soltanto per le faticose peregrinazioni in Madagascar alla guida della moto e dell’auto, sempre in precarie condizioni, ma soprattutto per tutte le strade che egli ha percorso, anche a piedi, nella diocesi di Andria, specialmente quelle che lo portavano ad avvicinare i lontani e i poveri delle grotte di Sant’Andrea.

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