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Oronzo Lenti

L’esplorazione che è all’origine del presente volume si arresta ad una profondità tutto sommato alquanto modesta, in un’epoca circoscritta e non molto lontana dalla nostra, che si svolge a partire dalla seconda metà dell’Ottocento fino ai primi quattro lustri del Novecento.


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, 978-88-96688-16-8 312
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«Profondo è il pozzo del passato». Così recita l’incipit – lapidario ed evocativo insieme – del romanzo Giuseppe e i suoi fratelli di Thomas Mann. Profondo davvero, e, per così dire, insondabile, poiché più lo si scandaglia e più ci s’imbatte in nuove profondità che, a loro volta, ne richiamano altre in un susseguirsi che non conosce soste né soluzioni di continuità, come in un pozzo senza fondo, appunto. L’esplorazione che è all’origine del presente volume si arresta ad una profondità tutto sommato alquanto modesta, in un’epoca circoscritta e non molto lontana dalla nostra, che si svolge a partire dalla seconda metà dell’Ottocento fino ai primi quattro lustri del Novecento. Più in particolare, lo scandaglio indagatore si sofferma su una figura di spicco di quell’entroterra barese situato a sud-est del capoluogo pugliese e denominato Premurgia meridionale. La figura recuperata dall’oscurità e riportata alla luce dall’indagine di alcuni ricercatori è quella de Cav. Oronzo Lenti (1848-1918), nativo
di Noci e uno dei suoi più illustri cittadini. In realtà, per quanto ancora poco conosciuta, tale figura già occupa un posto ragguardevole nella memoria di chi scrive e in quella dei monaci benedettini dell’Abbazia “Madonna della Scala” che egli rappresenta. È noto a molti, infatti, come una delle figlie di Oronzo Lenti, Donna Laura, sia divenuta una grande benefattrice dell’Ordine benedettino grazie alla donazione delle sue proprietà al monastero di “S. Giovanni Evangelista” di Parma, donazione che ha permesso la restaurazione della vita monastica benedettina in Puglia. E se a motivo di ciò ella era già stata preservata dall’oblio, ora – con il presente volume che ci accingiamo a presentare – è finalmente giunto il momento di dare un giusto rilievo anche aI suo illustre genitore».

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