Il silenzio è una sostanza materiale nell’opera di Maria Ondina Braga, che ne fa oggetto del suo uso, se non addirittura della sua immagine. Scrittrice dell’assenza e dell’intimo, firma testi modulati da un sorprendente esotismo orientale, che aggiunge mistero e modestia al linguaggio dell’ineffabile che le caratterizza. «Spazio autobiografico» nel senso di Lejeune, l’opera dell’autrice portoghese è nutrita dalle proprie esperienze di vita in Europa, in Africa e in Asia. I suoi anni in Cina e a Macao ispirano molte delle sue pagine più belle, tra cui il suo romanzo maggiore, Nocturno em Macau, la sua raccolta di racconti A China fica ao fado e il suo libro di memorie, Angustia em Pequim. Quella per cui «leggere poeti cinesi è come ascoltare la pioggia nel silenzio della notte», saprà mettere al centro della scrittura la sua ricerca identitaria a volte trasparente, a volte opaca, a volte desiderata, a volte respinta. Attraverso il percorso tormentato e labirintico dei personaggi, attraverso il sogno o le scivolate di significanti operate da oggetti-segni, la scrittura musicale di Maria Ondina Braga diventa terreno fecondo dell’implicito, luogo di echi di silenzi multipli.
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145 – Échos du silence dans l’œuvre en prose de Maria Ondina Braga
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